Il sabato del Villaggio
«Cofferati, cambia aria!». È uno slogan da leggere prima di tutto alla lettera quello che sabato hanno portato in giro per Bologna alcune decine di ciclisti. Nonostante il cielo grigio promettesse la pioggia, gli abitué della critical mass bolognese hanno girato sui loro mezzi a «emissione zero» per far sapere a tutti i cittadini che l’aria che respirano «è illegale». Al sindaco rimproverano di non aver fatto abbastanza per contenere l’inquinamento dell’aria. Si richiamano ai dati registrati dall’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente: a Bologna nel 2007 ci sono stati 104 superamenti del limite di 50 microgrammi per metrocubo di polveri sottili PM10, il particolato che entra in profondità nell’apparato respiratorio.
Qualcuno, allora, ha pensato di richiamare la massima autorità sanitaria cittadina alle sue responsabilità: «Abbiamo deciso di fare un esposto in Procura seguendo l’esempio di Firenze, dove sono stati rinviati a giudizio il sindaco, il presidente della regione e gli assessori competenti», spiega Michele Terra della direzione nazionale del Partito dei lavoratori, che lo scorso gennaio ha depositato l’esposto insieme al WWF Emilia-Romagna, al circolo culturale Sesto Senso (affiliato all’ARCI), ai Cobas scuola e Cobas ferrovieri di Bologna, alla ciclofficina Ampio raggio e al centro sociale XM24.
Secondo uno studio presentato l’1 febbraio a Bruxelles da Dexia e Istituto di ricerche Ambiente Italia per il 2006-2007, Bologna, insieme ad altre piccole città come Firenze e Verona, rientra tra i casi critici di inquinamento dell’aria. Se l’Unione europea sanzionasse l’Italia per il superamento dei parametri imposti per le polveri sottili, a farne le spese potrebbero essere gli enti locali, «come previsto dalla finanziaria del 2007», spiega Terra. Il primo costo dell’aria illegale pesa sulla salute: «secondo fonti comunali, nel 1998 sono state attribuite direttamente alle PM10 ben 252 morti e, tra gli altri effetti, 1.084 casi di bronchite acuta», ricordano i ragazzi dell’Ampio raggio.
Sono loro l’anima della pedalata anti-smog: rallentano il traffico passando in bicicletta sotto le due torri e lungo i viali che circondano il centro storico e non smettono mai di parlare con gli automobilisti, coi motociclisti, coi pedoni e con altri ciclisti. Invitano tutti a unirsi alla critical mass e qualcuno, ogni tanto, accetta, anche solo per un tratto, come fanno alcuni skater e un gruppo di ragazzi a piedi, accolti da una festa di campanelli e fischietti. Sotto i portici e ai lati delle strade fuori porta chi va a piedi guarda incuriosito, tutti sorridono, qualcuno capisce al volo e si unisce al motto: «Critical mass, critical mass!». Al megafono a basso impatto acustico, realizzato con un cono per segnalare i lavori in corso, Riccardo invita un’automobilista a uscire «dal tunnel dell’automobile». Dietro ai finestrini delle auto molti gridano: «Andate a lavorare!», forse non valutando che, almeno in questa occasione, la fatica la fa più chi pedala che chi spinge un pedale.
Dentro al carretto trainato dalla bici di Carlo una pianta prova ad assorbire smog e restituire ossigeno, ma l’impresa è difficile quando la concentrazione di PM10 ha superato gli 80 microgrammi (sono appena 20 quelli considerati pericolosi per la salute dall’Organizzazione mondiale per la sanità).
Giamba consegna un volantino in cui si chiarisce: «I pedoni sono nostri amici». Da un autobus qualcuno saluta il corteo improvvisato alzando un pugno chiuso. Alcuni bambini sui pattini guardano rapiti.
Dopo questa critical mass speciale, da sabato 9 febbraio si torna all’appuntamento consueto del secondo sabato del mese con ritrovo alle 16 in piazza Nettuno. E se qualcuno ha bisogno di mettere a posto un freno o un pedale può passare prima alla ciclofficina in via Fioravanti 24 dentro al centro sociale XM24.