La bicicletta secondo Matteo
Matteo Fantuzzi ha pubblicato recentemente Kobarid nella collana “Poesia contemporanea” di Raffaelli Editore. Ci ha inviato un inedito realizzato per una silloge alla quale sta lavorando in questi giorni e che con piacere pubblichiamo qui di seguito.
Io che vivo in centro e non mi arrendo
a una città sempre più barbara, sempre
più distante e lascio che mio figlio impari,
come passare dal triciclo alle due ruote
tra i punkabbestia, i trans, gli spacciatori,
i manager, gli inservienti del McDonalds,
i delinquenti, i questuanti: è la protesta
messa in atto per un mondo che non riesco
più a accettare pienamente. Lui è contento
non si arrende, e lotta a rimanere in strada,
a non cadere lungo sullasfalto, a non sbucciare
il mento e le ginocchia. E se la ride, come niente.
a una città sempre più barbara, sempre
più distante e lascio che mio figlio impari,
come passare dal triciclo alle due ruote
tra i punkabbestia, i trans, gli spacciatori,
i manager, gli inservienti del McDonalds,
i delinquenti, i questuanti: è la protesta
messa in atto per un mondo che non riesco
più a accettare pienamente. Lui è contento
non si arrende, e lotta a rimanere in strada,
a non cadere lungo sullasfalto, a non sbucciare
il mento e le ginocchia. E se la ride, come niente.