Inauguriamo con quest’articolo di Sara Poluzzi una apposita sezione dedicata ai Racconti di viaggio, illustrati con foto e mappe georeferenziate che possano consentire a chiunque di ripercorrere quel tragitto e riassaporare le medesime emozioni o provarne di nuove. Se avete perciò storie di viaggio inviatele a redazione[at]ilikebike.org
Buona lettura e buon fine settimana.
La pianura è il luogo ove gli occhi, lontano dalla culla protettiva e oppressiva delle colline e delle città, si possono spingere liberi fino a toccare i lembi dell’orizzonte, sperando di arrivare anche più in là.
Le gambe ruotano veloci mantenendo un ritmo che come un mantra manda in risonanza lo spirito, mentre il corpo segue l’esaltazione immaginifica degli occhi e lo slancio ritmato del cervello e delle gambe ormai all’unisono.
Non è nella contemplazione lenta o statica che si capisce l’emozione che danno le file di pioppi disposte regolari, ma passando loro vicino in questa danza intrecciata con il metallo e vedendoli scorrere come tasti di un piano davanti agli occhi. E’ in questi momenti di rara esaltazione che godo nel pensare che il grano sia stato piantato tutto in fila solo per il mio piacere nel vederlo scorrere, che gli alberi da frutta abbiano i rami disposti così per farmi una ola lieve e continua, mentre passo e li vedo salutarmi con i rami distesi verso il cielo.
Il Po, il re della Pianura che prende il suo nome, è troppo grande e possente per abbracciarlo stando fermi a contemplare la sua acqua in un qualsiasi punto, va accarezzato in tutta la sua sinuosità. Quel ritmo. Quando lo raggiungi capisci che nella vita ci sono anche equilibri. Lo senti tuo mentre si diffonde dentro di te e ti fa capire quanto sia importante capire se stessi per potere fare progressi, per poter progredire senza fatica, ma con intelligenza e cuore. Il cuore. Pompa leggero leggero in pianura, all’unisono con il tuo respiro, appesantito il giusto da farti sentire la tensione emotiva dello sforzo. Mentre dentro di te si srotolano emozioni e scenari immaginari, attorno vedi la pianura scintillare nei suoi colori e nelle sue geometrie. Partendo da Ferrara e imboccando la strada per Pontelagoscuro non ci si può immaginare cosa ci si troverà davanti lungo una ciclabile così lunga e così ambiziosa da accarezzare un gigante di acqua e terra e vita tutt’intorno. Ogni divagazione dal suo corso è una deliziosa sosta in un qualche paesino ricco di storia e cultura. Ogni incontro sulla pista ciclabile è un umano pedalante o un animale intento a svolgere la propria vita. O anche nessuno, per lunghi tratti. Quando si raggiunge la foce cambia interamente il viaggio: si capisce dove portasse il tutto, si sente dentro la grandiosità di ciò che si è solo intuito sino a quel momento. Quel senso rimane dentro, continuando il percorso parallelamente al mare e lungo le valli: infinite distese d’acqua vicinissime la cui bellezza ti entra dentro mentre continui un percorso il cui senso sembra sempre di più un viaggio interiore che uno spostamento che porti in qualche luogo. Passate le bellissime Valli di Comacchio, da costeggiare in bici per tutto il loro perimetro e salutati i fenicotteri rosa a Sant’Alberto, non resta che riprendere la via della ben nota campagna emiliana, che si presenta in questa zona nella sua veste più bella. Seguendo ancora un fiume, il Reno, si trova la via verso casa, allo stesso ritmo, con la bellezza negli occhi e la saggezza del ritmo nelle gambe.
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