Il divieto di Bava Beccaris
Il 7 maggio 1898, a Milano, il generale dell’esercito regio Fiorenzo Bava Beccaris fece aprire il fuoco sulla folla in sommossa per l’aumento del costo del pane. Sono i moti milanesi del ’98, conosciuti anche come “la rivolta del pane“. La sua azione provocherà un numero imprecisato di morti, 80 secondo le fonti ufficiali, 300 secondo quelle di opposizione. Pochi giorni dopo il re consegnerà un’onorificenza al generale dando una dimostrazione del suo appoggio ad una politica reazionaria mentre nelle strade di Milano appariva questo decreto.
Cito da un articolo pubblicato oggi in cronaca di Pescara de Il Tempo. Titolo: “Una città inospitale per chi va a piedi”. Nel testo, giustamente, si raccontano le peripezie dei pedoni sulle vie della città. Ma, ingiustamente, si associano i ciclisti che vanno sul maciapiede a nuove macchine per i pedoni: “I ciclisti fanno questa scelta per evitare di percorrere l’arteriaassieme alle auto e quindi di non correre alcun rischio, ma così facendo scaricano sui pedoni la loro sicurezza”. E ancora: “Non ci risultano multate le violazioni di chi va in bici”. Un articolo pro-pedoni, molto giusto, ma paragonare l’uso del marciapiede a una “invasione” mi pare troppo. E allora mi viene da dire: si parla tanto di sicurezza…ordine…e facciamolo quest’ordine, netto, va bene. Ma facciamo le piste ciclabili, prima!
In ufficio ho attaccato copia di un altro divieto simile a quello ottocentesco, redatto dalla prefettura di Bologna il 17 febbraio 1944-XXII, dove “in relazione ai recenti luttuosi avvenimenti” il Capo della Provincia vieta “agli uomini di età superiore ai 16 anni, in tutto il territorio della Provincia, l’uso della bicicletta senza una speciale autorizzazione che sarà rilasciata, dietro domanda documentata dai commissariati di PS e dalle stazioni dei Carabinieri…”
Una domanda, e le donne?
Vittorio