Stazioni difficili
La stazione centrale di Milano, rinnovata dopo tre anni di lavori costati 120 milioni di euro ha un problema. Un grosso problema.
Manca qualsiasi opera a favore della movimentazione delle biciclette. Nessuna canalina o scivolo lungo le scale fisse, difficile accessibilità specie per le bici da cicloturismo cariche con borse laterali ai tapis roulant, divieto assoluto di utilizzo degli ascensori per salire ai binari e viceversa. Inoltre assenza assoluta di un qualsiasi luogo chiuso e sicuro per il deposito delle biciclette, assenza assoluta di alcun cicloposteggio coperto.
“E’ assolutamente inammissibile – dichiara il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia – che nonostante tutti i soldi spesi per rifare la più grande stazione ferroviaria italiana, il Gruppo Ferrovie dello Stato abbia perso una buona occasione per rendere la stazione centrale di Milano veramente moderna ed europea, garantendo l’accessibilità delle biciclette all’interno della stazione stessa, fino ai marciapiede e ai convogli, non solo eliminando ostacoli fisici e organizzativi, ma addirittura realizzando infrastrutture e servizi specifici”.
Manca qualsiasi opera a favore della movimentazione delle biciclette. Nessuna canalina o scivolo lungo le scale fisse, difficile accessibilità specie per le bici da cicloturismo cariche con borse laterali ai tapis roulant, divieto assoluto di utilizzo degli ascensori per salire ai binari e viceversa. Inoltre assenza assoluta di un qualsiasi luogo chiuso e sicuro per il deposito delle biciclette, assenza assoluta di alcun cicloposteggio coperto.
“E’ assolutamente inammissibile – dichiara il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia – che nonostante tutti i soldi spesi per rifare la più grande stazione ferroviaria italiana, il Gruppo Ferrovie dello Stato abbia perso una buona occasione per rendere la stazione centrale di Milano veramente moderna ed europea, garantendo l’accessibilità delle biciclette all’interno della stazione stessa, fino ai marciapiede e ai convogli, non solo eliminando ostacoli fisici e organizzativi, ma addirittura realizzando infrastrutture e servizi specifici”.
Saranno così tutte le altre Grandi Stazioni d’Italia?
E a Bologna dove ha vinto il progetto dell’architetto giapponese Arata Isozaki, cosa ci aspetta? Proveremo a capirlo nelle prossime settimane.