Gilles Donald: fratello, amico, ciclista
Gilles Donald Djoumessi Nguimfack, studente lavoratore camerunense di 24 anni è morto ieri, mercoledì 11 marzo, dopo mezz’ora dall’impatto con un furgone che lo ha travolto in via S. Giacomo alle 6.40. Era in sella alla sua bici. E’ la seconda vittima a Ferrara, città delle biciclette, in dieci giorni. Il primo marzo era toccato a William Manzoli, 85 anni, anche lui in bici travolto mentre attraversava via Pomposa su un attraversamento ciclo pedonale regolarmente segnalato
A questo punto, con tutta la buona volontà , non si può pensare che si tratti solo di una tragica fatalità , ma che ciò è anche il segno di carenze strutturali pesanti in termini di costi umani. E’ il segno di un modello di sviluppo e culturale distorto in cui a soccombere sono i più deboli: categorie sociali, utenti della strada, categorie anagrafiche.
In queste due tragedie sta tutta la metafora di questa epoca in cui a prevalere sono gli arroganti, i più forti, a scapito dei più deboli: a soccombere, infatti, sono stati un anziano e un immigrato. Segno del destino o cifra di un’epoca? Gilles Donald era uno studente universitario africano, lavorava per pagarsi gli studi. Lo conoscevo personalmente per motivi di lavoro. Quando entrava in ufficio portava una ventata di buon umore e allegria. Era sempre sorridente, cordiale, solare. L’ultima volta l’ho visto martedì in ufficio. Abbiamo scambiato una battuta sul tempo. Io gli ho detto: “Ci vorrebbe un po’ di sole della tua Africa“. Lui guardando fuori dalla finestra con gli occhi che gli si sono illuminati, ha risposto: “Eh già. In Africa anche quando c’è caldo si sta meglio che qui in estate perché è sempre un po’ ventilato e si respira, qui invece c’è sempre una cappa!“.
Parlava perfettamente italiano insieme ad altre cinque lingue. Studiava ingegneria informatica e avevo un sogno: contribuire allo sviluppo del suo Paese.
Le responsabilità personali saranno accertate da chi di dovere, a noi come Associazione Amici della bicicletta spetta il compito di segnalare le carenze strutturali del sistema della viabilità , come sempre abbiamo fatto. Non si possono educare tutti gli utenti della strada, anche se ciò sarebbe auspicabile, perché la variabile umana è difficilmente controllabile, ma si può, invece, e si deve, intervenire sulle carenze strutturali.
Non chiediamo la luna, chiediamo il possibile, chiediamo una sicurezza realistica e realizzabile. Per questo invitiamo fin da ora i cittadini a partecipare ad una iniziativa pubblica che si terrà il 28 marzo alle 16. Ritrovo in via Pomposa a Ferrara, dove installeremo una ghost bike completamente verniciata di bianco a ricordo del ciclista investito. Da qui ci sposteremo in bici per raggiungere via S. Giacomo, dove è morto Gilles. Perché ad uccidere non è solo la strada, ma anche l’indifferenza.
Riposa in pace al sole della tua Africa, Gilles Donald. Fratello, amico, ciclista.
A questo punto, con tutta la buona volontà , non si può pensare che si tratti solo di una tragica fatalità , ma che ciò è anche il segno di carenze strutturali pesanti in termini di costi umani. E’ il segno di un modello di sviluppo e culturale distorto in cui a soccombere sono i più deboli: categorie sociali, utenti della strada, categorie anagrafiche.
In queste due tragedie sta tutta la metafora di questa epoca in cui a prevalere sono gli arroganti, i più forti, a scapito dei più deboli: a soccombere, infatti, sono stati un anziano e un immigrato. Segno del destino o cifra di un’epoca? Gilles Donald era uno studente universitario africano, lavorava per pagarsi gli studi. Lo conoscevo personalmente per motivi di lavoro. Quando entrava in ufficio portava una ventata di buon umore e allegria. Era sempre sorridente, cordiale, solare. L’ultima volta l’ho visto martedì in ufficio. Abbiamo scambiato una battuta sul tempo. Io gli ho detto: “Ci vorrebbe un po’ di sole della tua Africa“. Lui guardando fuori dalla finestra con gli occhi che gli si sono illuminati, ha risposto: “Eh già. In Africa anche quando c’è caldo si sta meglio che qui in estate perché è sempre un po’ ventilato e si respira, qui invece c’è sempre una cappa!“.
Parlava perfettamente italiano insieme ad altre cinque lingue. Studiava ingegneria informatica e avevo un sogno: contribuire allo sviluppo del suo Paese.
Le responsabilità personali saranno accertate da chi di dovere, a noi come Associazione Amici della bicicletta spetta il compito di segnalare le carenze strutturali del sistema della viabilità , come sempre abbiamo fatto. Non si possono educare tutti gli utenti della strada, anche se ciò sarebbe auspicabile, perché la variabile umana è difficilmente controllabile, ma si può, invece, e si deve, intervenire sulle carenze strutturali.
Non chiediamo la luna, chiediamo il possibile, chiediamo una sicurezza realistica e realizzabile. Per questo invitiamo fin da ora i cittadini a partecipare ad una iniziativa pubblica che si terrà il 28 marzo alle 16. Ritrovo in via Pomposa a Ferrara, dove installeremo una ghost bike completamente verniciata di bianco a ricordo del ciclista investito. Da qui ci sposteremo in bici per raggiungere via S. Giacomo, dove è morto Gilles. Perché ad uccidere non è solo la strada, ma anche l’indifferenza.
Riposa in pace al sole della tua Africa, Gilles Donald. Fratello, amico, ciclista.
Giuseppe Fornaro