Giro d’Italia in Bolletta [18]
La tappa abruzzese assomiglia molto al Tour de France. Montagne non troppo alte, dei panettoni ricoperti interamente da boschi e prati… Quello che noto è la mancanza di case. La densità abitativa limitata di questa regione mi ricorda la provincia francese. Ormai trovare pezzi d’Italia non cementificati è come trovare un prato di quadrifogli.
Risalgo superando strati e strati di afa. Di fianco, davanti, dietro la solita ciurma di cicloamatori che precede l’arrivo dei big. Superarli nei tornanti o nelle curve cieche è sempre un’impresa. Necessaria, se non voglio piantarmi sulle rampe… La speranza è che nessuno sbuchi dal senso contrario. Ogni tanto un ciclista sfreccia in discesa incrociandomi, e ringrazio la provvidenza di non averlo trovato 50 metri prima. Arrivo finalmente al transennato, e seguendo il cartello rosa per il Quartiertappa mi trovo delle barriere orizzontali di pedoni. Non ci sono vigili, poliziotti, non c’è legge… ognuno fa come cazzo gli pare… Mi faccio largo procedendo in prima quando un kamikaze in bici mi incrocia e, spaventato dalla mia sagoma, sterza violentemente. Sbanda in maniera fantozziana per 50 metri prima di rotolarsi per terra con un carpiato… Pochi secondi e me lo trovo furente ad insultarmi in inglese. Non è arrabbiato per le escoriazioni, ma per i danni alla bicicletta. ‘Non ti ho toccato’ gli ripeto. Ma l’unica cosa che gli interessa è prendere la mia targa. Scrivi coglione, che forse ci vediamo in tribunale!
Arrivo così all’hotel Mamma Rosa, che immaginavo addobbato di caciotte e salami appesi ai muri come in un film di Totò e Peppino. Niente di tutto questo. Digiuno alle porte… Ma quando la giornata sembra ormai destinata ad un vaffanculo gridato alla Majella con tanto di eco per la vallata… Arriva il trattore della Coldiretti a distribuire panini alla frittata e alla cipolla! E mele, arance, dolcetti. 5 sacchetti invece che 1 finiscono per sbaglio nel sedile posteriore della mia auto.
E finalmente mi godo il tramonto sulla montagna a pancia gonfia, mentre in lontananza il pubblico abruzzese fischia il vincitore di tappa Pellizotti, la maglia rosa Menchov e la maglia verde Garzelli. Colpevoli di non aver lasciato vincere il bimbone di casa Di Luca...
Ciao Abruzzo!
Risalgo superando strati e strati di afa. Di fianco, davanti, dietro la solita ciurma di cicloamatori che precede l’arrivo dei big. Superarli nei tornanti o nelle curve cieche è sempre un’impresa. Necessaria, se non voglio piantarmi sulle rampe… La speranza è che nessuno sbuchi dal senso contrario. Ogni tanto un ciclista sfreccia in discesa incrociandomi, e ringrazio la provvidenza di non averlo trovato 50 metri prima. Arrivo finalmente al transennato, e seguendo il cartello rosa per il Quartiertappa mi trovo delle barriere orizzontali di pedoni. Non ci sono vigili, poliziotti, non c’è legge… ognuno fa come cazzo gli pare… Mi faccio largo procedendo in prima quando un kamikaze in bici mi incrocia e, spaventato dalla mia sagoma, sterza violentemente. Sbanda in maniera fantozziana per 50 metri prima di rotolarsi per terra con un carpiato… Pochi secondi e me lo trovo furente ad insultarmi in inglese. Non è arrabbiato per le escoriazioni, ma per i danni alla bicicletta. ‘Non ti ho toccato’ gli ripeto. Ma l’unica cosa che gli interessa è prendere la mia targa. Scrivi coglione, che forse ci vediamo in tribunale!
Arrivo così all’hotel Mamma Rosa, che immaginavo addobbato di caciotte e salami appesi ai muri come in un film di Totò e Peppino. Niente di tutto questo. Digiuno alle porte… Ma quando la giornata sembra ormai destinata ad un vaffanculo gridato alla Majella con tanto di eco per la vallata… Arriva il trattore della Coldiretti a distribuire panini alla frittata e alla cipolla! E mele, arance, dolcetti. 5 sacchetti invece che 1 finiscono per sbaglio nel sedile posteriore della mia auto.
E finalmente mi godo il tramonto sulla montagna a pancia gonfia, mentre in lontananza il pubblico abruzzese fischia il vincitore di tappa Pellizotti, la maglia rosa Menchov e la maglia verde Garzelli. Colpevoli di non aver lasciato vincere il bimbone di casa Di Luca...
Ciao Abruzzo!