Ilikebike ha una redazione a Dublino: c’è un giornalista, un fotoreporter, un esperto di statistiche stradali e il comitato di redazione è composto gente di buon senso e inguaribili criticoni. Tutta questa squadra è coordinata e guidata dall’ottimo Max Mauro che torna a scriverci dall’Irlanda
Una delle prime cose che mi hanno colpito di Dublino è la dimensione delle corsie ciclabili. Forse che i ciclisti cittadini sono tutti filiformi individui senza borse a tracolla?, mi sono chiesto. Oppure si tratta di corsie esclusive per l’infanzia e la prima adolescenza? Ma va, ribatte il buonsensista che aleggia (conflittualmente) anche in me: le strade sono strette e le corsie si adeguano alla situazione. E poi, meglio corsie strette che niente corsie, no? Capisco. Però. Però c’è una cosa che anche il buonsensista non può controbattere. Le corsie ciclabili sono molto spesso occupate da auto e furgoni in sosta! Per averne conferma basta dare un’occhiata alla foto scattata dal fotoreporter che è in me (hey, siamo una piccola squadra qua dentro, litigiosa ma pur sempre una squadra) il giorno di Natale. Eh vabbé, il giorno di Natale, ribatte il buonsensista, cosa vuoi pretendere? Lo sai che gli irlandesi sono gente rilassata e durante le feste se la prendono comoda. Eh no, insisto, Natale sarà un giorno speciale ma la situazione si ripete in misure diverse anche gli altri giorni dell’anno. Ho dei testimoni che possono confermarlo.
Lasciamo il me-buonsensista e il me-rompipalle (coadidiuvato dal me-fotoreporter) alla loro discussione e veniamo al punto: come si presenta Dublino al ciclocittadino straniero?
Va detto che arrivando da
Berlino mi ero abituato abbastanza bene, però lo schock è stato comunque forte. Prima di tutto, e qui chiedo la massima comprensione al lettore, va detto che la gente si muove in senso contrario. Le auto, gli autobus, e perfino le biciclette e i pedoni, procedono sulla sinistra invece che sulla destra! Come potrò abituarmi a questo? Uno degli altri me (l’appassionato di statistiche stradali) mi ha fatto presente che questa è la prassi in quasi tutti i luoghi un tempo colonizzati dalla Corona Britannica e perfino in Giappone. Niente di strano, quindi. Però farci l’abitudine sarà difficile, almeno per il me che attualmente è al governo dei tanti me. A questo si aggiunge una considerazione che si raccoglie sovente conversando con la gente:
andare in bici a Dublino può essere rischioso. Di solito quelli che lo dicono non vanno in bici, ma capita di vedere autobus e auto sfiorare i ciclisti come fossero componenti mobili dei marciapiedi. Pur di fronte a questi problemi il numero delle persone che utilizzano la bicicletta a Dublino è (fortunatamente) in crescendo. Lo dicono quelli di
Dublin Cycle Campaign, la principale associazione per la promozione dell’uso della bici. Attualmente
circa il quattro per cento degli spostamenti quotidiani avviene in bici (una delle percentuali più basse tra le capitali europee) e l’obiettivo del Governo è arrivare al 10 per cento entro il 2020. Per non dire che nelle alte sfere sono insensibili alla questione, soprattutto in tempi di dolorosa recessione, va ricordato che recentemente è stata approvata
una legge che finanzia l’acquisto di biciclette, eliminando il costo delle tasse (che può incidere fino al 20 per cento del prezzo finale). Potrebbe essere la volta buona che cambio bici anche io, ma temo sia una legge riservata ai cittadini irlandesi. Mi informerò. Intanto a gennaio porterò su la mia vecchia
Marin.
Ciao a Max e a tutta la redazione “Dubliner”. Un commento sulla questione della guida a sinistra: non è che gli inglesi e i giapponesi sono strani, la guida a sinistra nasce in epoca antico romana e secondo alcuni storici era favorita dalla facilità con cui stando a sinistra ci si può difendere da un eventuale attacco sguainando la spada (provate, se siete a destra e sguainate la spada con la destra la lama ve la trovate a bordo strada e non al centro…) Furono proprio i romani espandendosi fino all’attuale Inghilterra a costuire le strade e regolare anche laggiù la circolazione stradale secondo la mano sinistra. Allora perché adesso si guida a destra in molti paesi? Colpa delle rivoluzioni di fine Settecento, dove la smania di cambiare tutto fece cambiare anche le cose che andavano bene. In particolare la rivoluzione francese e successivamente Napoleone imposero in quasi tutta Europa la guida a destra (in Italia però fu Mussolini a introdurla…). Naturalmente gli Inglesi, unici a resistere all’onda napoleonica mantennero la propria mano (che si ritrova anche in molte delle loro ex colonie e dei paesi con cui intrattenevano relazioni commerciali, come il Giappone). Buon 2009!