Ancora su Bici e portici
Sono considerazioni che riteniamo possano portare un contributo utile alla discussione: per moltiplicare le domande e chiedere risposte. Ad esempio, a Bologna si può favorire la mobilità ciclistica anche a scapito della sosta delle auto o questo è un dogma non scardinabile? Chessò 10 posti auto in meno per realizzare una ciclabile contromano, si può fare? Si possono attivare “scudi fiscali” premianti per chi non usa l’auto o per chi accompagna i propri figli a scuola in bicicletta? Si possono “stimolare” con incentivi fiscali, quelle imprese che attivano programmi seri di mobility management? Si può cominciare a considerare lo spazio, il silenzio e l’aria come un bene di tutti e come tale valutare, serenamente e senza pregiudizi, le azioni di chi lo degrada e di chi non lo fa? Si possono mettere tutte queste e tante altre azioni in un Bici Plan che dettaglia strategie, piani, azioni e risorse certe in tempi certi?
Parole in libertà scorrono a fiumi in questi giorni per sostenere – contro ogni sensata evidenza, pratica e giuridica – la strampalata idea del presidente della commissione comunale “mobilità” di usare i portici come piste ciclabili. Questa proposta rappresenta l’esito naturale del seguente ragionamento: la bici è un insetto molesto e di intralcio e perciò va espulsa dalla sede stradale (cacciamola via sotto i portici ! o sui marciapiedi, tanto non ci sono più pedoni) perché arreca impedimento alla libera circolazione motorizzata – anche in pieno centro!
Senza più filtri degni di efficacia (come inizialmente era SIRIO) e non volendo far convivere bici e veicoli a motore, né certamente osando porre un freno alla crescita di questi ultimi, ovvero considerando intoccabile la licenza di inquinare, di disturbare la quiete pubblica, di sottrarre ogni spazio ad altri più degni usi, di sprecare inutile energia, oltre che di deturpare l’ambiente monumentale, ecco che la bici diventa un intruso fastidioso da emarginare, anziché una fondamentale risorsa.
In verità, la bici rappresenta proprio la chiave di volta di una politica della mobilità urbana lungimirante e razionale, come hanno capito non solo a Londra (buona ultima in Europa) ma in tutti principali paesi dove largo spazio è stato dato alla pedonalità e alla ciclabilità urbana, trasformando l’intero cuore delle città in spazi condivisi a velocità moderata. Dentro questa logica si è anche provveduto ad adeguare il codice della strada prevedendo la circolazione contromano nei sensi unici (come in Francia, Svizzera, Austria, Germania, Paesi bassi, Svezia, Ungheria, ecc.,). Di più: in Belgio e Francia da oltre un anno sono state introdotte le “zone di incontro” dove tutti i mezzi – a propulsione meccanica o muscolare non fa differenza – si muovono a bassa velocità e, senza bisogno di segnaletica, i guidatori si regolano “guardandosi negli occhi” (così si eliminano tanti cartelli inutili e si migliora l’estetica). Chiunque usi la parte razionale del cervello e lasci la fantasia ad altri scopi può ben riflettere sul fatto che la bici rappresenta il mezzo più idoneo alla circolazione urbana: più veloce dell’auto nei percorsi fino a 3 km (oltre il 70% dei nostri spostamenti quotidiani), silenziosa, non inquinante, salutare, ecc.
Usare raziocinio perciò vuol dire organizzare una circolazione promiscua, in cui tutti i veicoli possano convivere a bassa velocità. Esso, però, va accompagnato dal coraggio di limitare drasticamente il numero dei mezzi a motore: questo è il vero ingrediente assente nelle scelte di chi amministra Bologna.
In altra occasione ho avuto modo di dimostrare che il solo aumento dal 5% al 15% della quota di persone in bici sul totale delle mobilità bolognese garantirebbe decine di migliaia di auto in meno sulle strade, la scomparsa della congestione e grandi benefici economici alla logistica urbana e al commercio.
Allora, esercitiamo la creatività – a costo quasi zero – copiando da Reggio Emilia, Ferrara, Vienna, Odense, Delft, Amburgo o Ghent; tutti luoghi dove oltre il 25% della mobilità avviene quotidianamente con la bici. Prima, però, evitiamo di considerare gli ingegneri del traffico come “opinionisti” da bar sport e (ri)diamogli il ruolo che spetta loro nell’ambito di una pianificazione urbanistica degna di questo nome, vero convitato di pietra delle sceneggiate cui abbiamo assistito allibiti la scorsa settimana.
Alberto Croce
Mi pare che Alberto Croce nel suo commento stravolga il senso delle parole di Natali, che non vuole affatto scacciare le biciclette dalle strade ma agevolarne la circolazione anche consentendone il transito sotto alcuni portici, come lui stesso ha chiarito nelle risposte ad altre lettere polemiche.
Comunque ribadisco quanto da me già scritto in un precedente commento, Natali e gli altri politici sbagliano nel metodo: non devono lanciare parole in aria, parole che danno luogo sempre a fraintendimenti e polemiche spesso pretestuose, devono sedersi con i tecnici e i cittadini a riprogettare la mobilità pedonale e ciclabile di Bologna, modificando drasticamente gli attuali assetti del piano traffico, che vietano (lo ribadisco vietano) di rimuovere posti auto dalle strade a favore di piste ciclabili, posteggi per bici e altro.
Cordialmente, Vittorio Marletto
Sono d’accordo con le considerazioni e con gli obiettivi di Croce. Non concordo, essendo colui che con la sua proposta (paraltro sovente male interpretata) ha dato avvio ad un dibattito che ha comunque il merito di rilanciare la mobilità ciclabile a Bologna, con il ragionamento che starebbe alla base della proposta stessa. Nessuna intenzione di “espellere la bici dalla sede stradale”, ma il tentativo di favorire la mobilità ciclabile, a partire da un’analisi tecnica (che stiamo compiendo) per dare continuità ai percorsi ciclabili più praticati dai ciclisti. In una città come Bologna è particolarmente acuta la conflittualità tra i diversi modi di trasporto. Credo che tale conflittualità non possa risolversi se non ricercando compromessi e convivenze tra i diversi utenti della strada, fondati sul rispetto reciproco, sulla prudenza ed anche sui necessari adeguamenti normativi. In particolare non va alimentata la guerra tra utenti deboli (pedoni e ciclisti) che sono oggettivamente alleati di fronte alla prepotenza dei messi privati a motore.
Paolo Natali
Sono molti coloro che vogliono promuovere la mobilità ciclistica (la mobilità è ciclistica, la pianificazione o i percorsi, sono ciclabili, ci ammoniva il compianto Gigi Riccardi Presidente e direttore di Fiab per anni) e questo sito è nato per fare anche questo. In tanti si è concordi nell’auspicare più bici sia nelle strade che su percorsi protetti, anche sotto i portici se necessario. Ma la questione vera è sul come realizzare tale vision.
Vogliamo provare a lavorare sul campo? Riparliamo della questione Nosadella, un esempio da manuale che risale a un anno fa.
Pedoni che si lamentano del via vai di bici sotto i portici e inviano una lettera al quotidiano la Repubblica.
Ciclisti che rispondono a la Repubblica senza essere pubblicati e poi si autodenunciano e promuovono una raccolta di firme per la soluzione del caso “Nosadella street”.
Interviene il Comune di Bologna per ribadire che non c’è soluzione alternativa e che ai ciclisti non rimane che fare un lungo giro solo perché le Vie Frassinago, S. Caterina, Nosadella, del Fossato hanno tutte lo stesso senso di marcia!
Domanda: perché per favorire la circolazione delle automobili bisogna costringere chi va in bici a fare giri pazzeschi?
Come scriveva Chicco Gallus qualche giorno fa: “E’ come se tutti decidessero di girare in aereo a reazione, e il codice quindi imponesse anche alle auto un semplice e scorrevolissimo giro di 500 chilometri per arrivare dietro l’angolo”.
Sono perfettamente d’accordo con Croce, per creare una vera mobilità ciclabile bisogna pensare alla bici come un qualsiasi altro mezzo di circolazione. Se continuiamo a riservare alle bici solamente dei ‘rattoppi’ non andremo mai avanti, è in fase di progettazione e organizzazione del traffico che dobbiamo ricordarci che le bici esistono. Fino a quando Bologna non inizia a progettare radicalmente una mobilità ciclabile sarà veramente difficile riuscire ad aumentare la quota delle persone che utilizzano quotidianamente la bici.
Paolo
La bicicletta non avrà la dignità (e la giusta attenzione) di qualsiasi altro veicolo circolante su strada finché anche i ciclisti non si comporteranno in maniera decente: mai più ferrovecchi senza freni e soprattutto senza LUCI, gomme consunte, mai più indisciplina assoluta e totale, e – perché no – la richiesta dell’introduzione obbligatoria del casco.
Cominciamo noi ciclisti a rispettare le regole e ad attribuire noi per primi dignità al nostro veicolo e – forti di questo – pretendiamo l’attenzione che ci è dovuta. Ma la strada la vedo lunga.
ciao a tutti,
farei un paio di considerazioni:
@panatali “che ha comunque il merito di rilanciare la mobilità ciclabile a Bologna”, questa discussione non rilancia la mobilita’ ciclabile ma rilancia la discussione sulla mobilita’ ciclabile. Succede in italia; si discute su tutto ambiente, mobilita’ etc. ma non si provvede mai, vedi Kyoto 1997! E’ solo una precisazione logica, nel pratico sono d’accordo con te.
@Federicos “mai più ferrovecchi senza freni e soprattutto senza LUCI, gomme consunte, mai più indisciplina assoluta e totale, e – perché no – la richiesta dell’introduzione obbligatoria del casco.”, mi sembra eugenetica della bicicletta :-).
intanto, non vorrei sbagliare, ma mi e’ sembrato di notare una di quelle “cose alla tedesca/svizzera” cioe’ una “casa di testa” (si chiama cosi’?) per permettere alle bici di arrivare davanti alle auto ferme al semaforo. E’ all’incrocio via Riva di Reno con via Marconi venendo da via delle Moline. Bella! Ma subito invasa da scooter! Allora io, con responsabilita’, vado anche contromano o sotto i portici…fermandomi e scendendo dalla bici all’occorrenza.
ciao! W la velorution!
Saremmo in grado, mi perdoni se uso il plurale, di progettare, ex novo, un sistema viario bolognese ciclocentrico ? Cioè un progetto che, azzerando quella pazzia di metropolitana, ridisegni completamente la mobilità cittadina con valutazione delle opere infrastrutturali necessarie e le costosissime, in termini politici, scelte pro bici ?
Solo per dirne una. Nell’ufficio IAT ( informazione e accoglienza turistica bolognese ) in stazione non hanno una piantina con le piste ciclabili bolognesi.
Pare che lo distribuiscano solo in centro.
Chi al treno + bici ci crede e chi no.
Cartina con piste ciclabili a Bologna disponibile ora anche in ufficio IAT sito in stazione. Foto di copertina immortala palmer col quale nessuno di noi andrebbe in giro. sic