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Perché non vado più in bici?

Ricordate la bella lettera di Giampiero Mucciaccio pubblicata su il Corriere di Bologna e segnalata giorni fa?  Ebbene era talmente stimolante che avevo scritto a mia volta una lettera al Corriere, cercando di offrire ulteriori spunti al dibattito su “Bologna città a misura di pedale”.
Qui sotto vi ripropongo il mio scritto, ma vi segnalo soprattutto la risposta di Gaia Giorgetti pubblicata oggi sul
Corriere di bologna, perché pone un domanda personale con una portata pubblica;  una domanda che bisognerebbe assumere come centrale per ogni politica volta a favorire la mobilità in bicicletta: Ero una ciclista convinta. Perché non lo sono più?

***

Ho letto con piacere, la bella lettera a firma di Giampiero Mucciaccio: “Una città piana a misura di pedale”. Un titolo che calzerebbe benissimo anche per un Bici Plan predisposto dall’ Ufficio Biciclette dell’area metropolitana di Bologna. Purtroppo quel Bici Plan (strumento strategico dedicato alla mobilità ciclistica in uso in molte città anche italiane) e quell’Ufficio biciclette, a Bologna non ci sono ancora. Ma questa è solo una delle ragioni per cui il “salto di civiltà” auspicato da Mucciaccio – che farebbe di Bologna una città “bella da vivere” – fatica a realizzarsi. L’altra, e forse più cogente ragione, deriva dal mancato innesco sul nostro territorio, di un circuito virtuoso di promozione della mobilità ciclistica in grado di coinvolgere le proposte e il coraggio di tre soggetti parimenti importanti: le istituzioni locali, i media locali, la società civile associata e non.
Fino a quando questi soggetti non assumeranno il tema della mobilità sostenibile in genere, e di quella ciclistica in particolare, come la chiave per rimettere in movimento, non solo fisico, ma anche sociale e culturale la nostra città, si continuerà a governare la mobilità in via provvisoria alternando strappi a concessioni, abbozzando fughe in avanti miste a indecisioni.
Va detto chiaramente. I ciclisti non sono degli utenti qualsiasi del territorio: la loro assenza o presenza è un vero e proprio indicatore dello stato di salute dell’intero sistema viario e della sua sicurezza.  Esiste infatti un rapporto stretto tra bicicletta e sicurezza stradale. E’ come se si alimentassero a vicenda.  Studi importanti hanno più volte rilevato che più la gente va a piedi e in bicicletta più cala il rischio individuale.
Ecco perché fare della bicicletta l’asse portante di una strategia di moderazione del traffico non è operazione ideologica, ma strategica e finanche economica. In tempi di risorse scarse, perseguire politiche che favoriscano il forte aumento di pedoni e ciclisti in circolazione, vuol dire pertanto agire contemporaneamente su due fronti caldi dal punto di vista dei costi sociali: l’ambiente e la salubrità del territorio, ma anche la sicurezza dei suoi abitanti.

Bibì Bellini

Gentile signor Bellini, Ero una ciclista convinta, perché non lo sono più? Eppure sarei entusiasta all’idea di usare la bici in città. E mi chiedo quanti siano nella mia condizione. Penso a Parigi che ha organizzato un piano bici fenomenale, e tutto in pochissimi anni. Ogni duecento metri nelle più belle strade del lungo Senna ci sono stazioni per biciclette modernissime, collegate a una rastrelliera che <<si apre>> inserendo la carta di credito (i primi trenta minuti sono gratuiti). Migliaia di bici a disposizione dei parigini e dei turisti. Quello è un piano bici come si deve, tanto intelligente da aver addirittura lanciato la <<moda>> di pedalare.
Ho visto e ne sono rimasta entusiasta. Ma – va detto – girare a pedali per Parigi è invitante: è pulitissima, piena di arredi urbani accoglienti, illuminata e viva.
I piani veri si fanno mobilitando tutte le truppe, non solo le retroguardie.


Gaia Giorgetti

0 Comments

  1. Tre o quattro anni fa ho provato l’esperienza del bike sharing di Parigi! Entusiasta ho passato una settimana pedalando, come scrive Gaia, in una citta’ a misura d’uomo: tutto favoriva il muoversi con il mezzo piu adatto a qui luoghi. Ma non solo gli arredi, la segnaletica, le piste c’e’ anche la GENTE. Gente che manca nelle nostre citta (io sono a Roma) automobilisti, motociclisti e PEDONI che sanno (con)vivere con le biciclette. Ed ecco che mi son trovato a percorre Parigi sulla preferenziale dell’autobus e dietro di me, con una pazienza imbarazzante, l’autista del mezzo mi dava il tempo di mettermi in sicurezza per farlo passare….

    Torno a Roma e, conscio dei pericoli stradali, acquisto una Mountainbike per il tempo libero… un migliaio di chilometri fra parchi e ville romane, qualche uscita in campagna e poi… ferma in cantina.

    Quest’anno ho passato venti giorni fra Svizzera e Germania; pedalando. Bici in affitto (100 Euro per due settimane) e tantissimi km! Circa 30-40 al giorno. Voglio evitare di scrivere di come si apossibile recarsi in ogni posto, paese o citta percorrendo una ciclabile e ove non possibile utilizzare traghetti o treni con la bici. Voglio invece di nuovo sottolineare il RISPETTO che mezzi piu grandi hanno per chi va in bici! Se solo si prova a metter la ruota anteriore sulle strisce pedonali la prima auto si ferma per farvi passare.

    Forse da noi manche proprio questo: il rispetto reciprico e sicuramete il favorire il piu “debole”.

    MA sono tornato a Roma deciso piu che mai a portare avanti una mia battaglia: il cosiddetto BikeToWork. Andare al lavoro in bici. Difficile!

    Forse anche impossibile… ma almeno proviamoci.

    Dopo tanti tentativi finalmente (ormai da 40 giorni) ho trovato la SOLUZIONE. Bici a pedalata assistita che mi accompagna giornalmente (fra ciclabili distrutte, auto parcheggiate su passaggi bici\pedoni, auto che non ti lascian passare, pedoni che ti guardano con paura) lungo i 20+20km del tragitto casa ufficio. Sono uno dei pochi. Ma non l’unico!

    E nel frattempo mi accorgo che c’e’ un mondo di persone che si MUOVONO in bici ed hanno bisogno di GRIDARE per far rispettare dei diritti ed avre dei servizi che in altri paesi sono uno STANDARD.

    Ho capito insomma che oltre a PEDALARE dovro’ anche un po lottare!Mane vale la pena!

    Nikola

     

     

     

  2. Vado volutamente fuori tema: a che serve parlare di biciclette in un paese totalmente fuori di testa? L’Europa comincia al Brennero, sotto ci sono leghismo, menefreghismo, automobilismo, berlusconismo, esibizionismo, motociclismo, narcisismo, servilismo, ipocrisia, xenofobia, pura follia, ignoranza crassa, televisioni sempre e ovunque accese che trasmettono il nulla, telefonini sempre accesi che parlano incessantemente di nulla, milioni di copie di Quattroruote, milioni di bandiere della Ferrari, milioni di fan di quel gran “dottore” di Valentino Rossi, seicento auto ogni mille abitanti, e a Bologna decine di migliaia di motociclette ovunque, sotto i portici, nei giardini, sui marciapiedi, sulle piste ciclabili. Le biciclette per usarle bisogna essere pazzi, come i cowboy in groppa ai tori, galoppare sulla città come al rodeo, certi che prima o poi la città ci darà il colpo di grazia. E ora in sella.

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