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“Mal di Traffico: lui più aggressivo lei invece va nel panico” è il titolo di un curioso articolo comparso sul Corriere On Line. La giornalista Elena Meli ci racconta che in Inghilterra la ICM Research ha condotto uno studio (ancora, l’ennesimo) atto a stabilire la cosidetta “acconciatura della bambola”. Questo studio afferma e certifica che le persone che vivono e subiscono il traffico hanno manie di persecuzione, sono perennemente stanchi e in preda a vorticosi giramenti di ventole. Il perchè di un siffatto studio può sembrare superfluo: chiunque possegga una macchina è un competentissimo ricercatore in materia. Ma qui si parla di livelli di cortisolo e “altri indicatori dello stress nella saliva”, per cui la cosa si ammanta di scientifico. Ora, appurata la scoperta della esatta temperatura a cui l’acqua si intiepidisce, quali potrebbero essere le osservazioni in merito da parte di c.d. “utente debole della strada”? Un biciclettista o un camminista abituale guardano la colonna di automobili bloccate: sentono i clacson isterici strombazzare a destra, a sinistra rispondono con improperi ai trapassati di antico lignaggio.
Allora l'”utente debole” si ferma, guarda la tabella di cui sopra e pensa: il 64% dei trafficati si sente stanco. E l’utente debole non capisce bene come si faccia a sentirsi stanchi solo nel girare un volante e premere dei pedali. E nel pensare a chi si lamenta, un pensierino sadico nel vederli zappare ettari e ettari di campo coltivato a pomodori ci stà.
Un 47% degli stessi ha mal di schiena. Ma lo sanno anche i sassi che stare troppo seduti non è un toccasana. Soprattutto incuneati i sedili non proprio anatomici. Ma tanto c’è l’aria condizionata, il sedile non è poi tutta questa necessità. Il 45% di quelli costretti in macchina ha il mal di testa. Io a questi quarantacinquepercenti ci affiancherei un altro 15%, che sono quelli che hanno problemi respiratori. Banalità per banalità (che fa banalità al quadrato): ma lo sapete che respirare in luoghi angusti come il cubicolo, pardon “abitacolo” dell’auto si traduce nel consumare rapidamente l’ossigeno presente fino a saturare l’ambiente di CO2? E quando scende il livello d’ossigeno il primo campanello d’allarme è un acuto mal di testa. Ah, vabbè…apriamo il finestrino! Ma che acciderbola! Dagli scarichi delle auto in coda con noi esce proprio CO2! Che sfortunelli!
I rimanenti soffrono di problemi digestivi e di acidità di stomaco. Sarà una conseguenza di quei 49% a cui aumenta l’aggressività. E come dargli torto? Clacson, frizione, prima, accellera, frena, clacson, impropero, frizione, folle, frizione, prima, accellera, frena. Ce n’è abbastanza. E approposito: fonti attendibili dicono che proprio da questa condizione derivi il nome della posizione del cambio detta “a folle”, pare che fermi nel traffico si rischi di impazzire (Eh, Michael Douglas?). E da quasi questa metà di miti automobilisti subornati dalla Road Rage che li trasforma in folli massascratori scaturisce un restante 35% che li subisce, manifestando il proprio disagio in attacchi d’ansia e panico.
Ma il picco di ilarità si raggiunge con la classifica delle cose che fanno arrabbiare di più l’automobilista in coda. Il 50% è convinta di buttare il proprio tempo. Consapevolezza 2000 TDI 16 valvole con iniezione fotonica. Tutta intercooler, ovviamente. Perchè anche se l’auto va da 0 a 100 in 6 secondi netti, l’altra auto davanti a te a 20 cm dal tuo paraurti proprio non ne vuole sapere di farti sfrecciare. La naturale conseguenza è che un 19% si senta condannato ad arrivare in ritardo. Qui si sfocia nel metafisico. Un mistico mistero antroposofico in cui l’automobilista è il fulcro dello spirito del tempo. Città sempre più decentrate, periferia di Roma a soli 10 minuti dal centro. Di Pescara.
Perchè i prezzi delle case in centro sono improponibili, bisogna vivere necessariamente lontani dal lavoro. Tanto c’è l’automobile! Per questo solo il 9% si preoccupa del prezzo della benzina. Infondo tutto questo lusso un costo dovrà pure averlo, e poco importa se è mostruoso.
Ma è il 15%, infastidito perchè ignora la causa della coda, che raggiunge la vetta della classifica: caro automobilista del 15%, la causa della coda sei anche tu.
Cristiano dalianera