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Max Mauro ci invia un’altra delle sue Lettere per raccontarci una Berlino dove sembra essere partita la “fuga dall’automobile”.
Tra le cose che colpiscono l’italiano trapiantato a Berlino c’è l’assenza del garage. Questa storica istituzione dell’edilizia italica, e non solo italica, è praticamente assente nei condomini della capitale tedesca. Avendo vissuto in cinque case e quattro zone diverse della città posso affermarlo con una certa tranquillità: il garage non c’è. Il motivo è semplice, l’auto è un bene poco coltivato. I pochi che la possiedono la parcheggiano in strada.
Le simpatiche statistiche cittadine, per cui ho un debole ormai riconosciuto, rivelano che solo un terzo degli abitanti possiede un’auto. Il rapporto è di circa 317 auto ogni 1000 abitanti. In certi quartieri, come il multietnico Kreuzberg, questo rapporto è addirittura di 200 ogni 1000. Messe a confronto con quelle di altre capitali europee queste percentuali fanno un certo scalpore, se si pensa, giusto per fare un esempio a portata di mano, che Roma ha un parco macchine di 700 auto ogni mille abitanti (ok, ufficialmente sono 699, i dati sono dati). Comunque l’auto non è un mania solo italiana, visto che città traino dell’economia tedesca come Stoccarda e Francoforte sul Meno hanno percentuali tra le 600 e le 700 vetture ogni mille abitanti.
Anche se a molti tedeschi la cosa fa venire i brividi – E la nostra industria automobilistica, che fine farà se tutti si comportano come voi?! – per i berlinesi fare a meno della macchina è un’opzione come le altre, tipo scegliere di bere il tè al posto del caffè. E, dicono sempre le statistiche, è in costante crescita, sulla spita dell’impennata del costo di benzina e diesel. Ma come è possibile vivere senz’auto? Dopo aver preso atto della situazione berlinese, ogni volta che vado in una città mi pongo questa domanda e cerco delle risposte.
Ovviamente, il discorso ha un suo senso rotondo se ci riferiamo a famiglie con bambini, non al single devoto del pedale che riesce ad evitare le quattro ruote produci-gas anche nelle periferie più desolate. Ebbene, la questione è affrontabile in termini pratici se i servizi sono a portata di mano, i trasporti pubblici funzionano e, per quanto ci riguarda, la viabilità stradale accoglie benevolmente la bicicletta, cioè se ci sono corsie ciclabili o marciapiedi abbastanza larghi per farci passare le bici oltre ai pedoni. A Berlino queste condizioni sono soddisfatte praticamente ovunque, anche se se la sicurezza dei ciclisti non è sempre assicurata (come rammenta il mio precedente articolo sul tema). La città è organizzata per quartieri e aree con una loro struttura e identità storica. Questo fa sì che, per esempio, i negozi di alimentari non distino mai più di duecento-trecento metri da casa e anche quelli che offrono beni particolari sono ben distribuiti. Un esempio personale: la nostra spesa settimanale si divide tra il negozio bio, che è un vero e proprio supermercato vista la sana mania nordica per il biologico e ha quindi dei prezzi abbordabili, e un supermercato generico per alcuni altri beni. Abbiamo mantenuto questa abitudine in tutte le case e ogni volta abbiamo trovato questi esercizi a non più di un chilometro da casa. Su di un altro piano, ancor più importante, lo stesso vale quasi sempre per scuole, asili e ambulatori.
Ho parcheggiato la Ford Fiesta sulla strada, di fronte all’ingresso del palazzo dove viviamo. Ogni tanto vado ad accendere il motore per non farlo morire di inedia.
P.S. Per non indurre in alcuni l’idea che questo sia un paradiso del pedale, con musicisti in bici a ogni angolo di strada (come quello in questa foto che ho scattato tempo fa), il prossimo pezzo sul tema biciclette a Berlino tratterà di alcuni piccoli (ma onnipresenti e pericolosi) nemici del ciclisti: i cocci di vetro di bottiglie di birra, le cacche di cane, gli ubriachi ondivaghi, i lavori in corso (un remainder della vecchia DDR).