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Lettera aperta al Ministro Alessandro Bianchi

Sono state presentate alcuni giorni le Linee Guida del Piano Generale della Mobilità del Ministero dei Trasporti. Le parole chiave sono efficienza, sicurezza, sostenibilità, ma grande attenzione viene riposta anche al tema dell’integrazione che, sostiene il Ministro Alessandro Bianchi, “si declina in tre modi diversi e concomitanti: l’integrazione tra le reti di mobilità interne e quelle degli altri Paesi, in particolare dell’Europa; quella tra i diversi modi di trasporto; l’integrazione tra livelli, per tener conto del fatto che oltre a garantire le migliori e più rapide connessioni per le lunghe percorrenze è indispensabile tener conto della mobilità di breve e media percorrenza, in particolare quella dei milioni di pendolari che ogni giorno si spostano nel Paese”.
Insomma un Piano che, nelle sue direttrici teoriche, non possiamo che condividere. Ma ci chiediamo e chiediamo al Ministro come mai la parola bicicletta non compare mai nell’intero documento? Segue…

L’integrazione o intermodalità treno+bici o bus+bici, in Italia è tutta da costruire cosi come la Rete Nazionale della viabilità in bicicletta su cui la Fiab è da tempo impegnata.
E visto che nel Piano si insiste sul tema dell’efficienza, come si fa a non citare il velocipede per dirla con vetusta terminologia da codice della strada (da svecchiare anche quello)? Parliamo infatti del  mezzo di trasporto in assoluto più efficiente specie nei percorsi a corto e medio raggio (tra 3 e 5 Km) che sono, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la gran parte degli spostamenti urbani che interessano, tra gli altri, anche milioni di pendolari.
Egregio Ministro Bianchi la bicicletta è un mezzo di trasporto serio, non un espediente comunicativo da cavalcare alla bisogna, seguendo flussi mediatici dal respiro corto. E visto che Lei è persona seria, le chiediamo di reinventare la bicicletta per dargli la dignità che merita nel nostro sistema di trasporti.
Tempo fa Paolo Rumiz mi disse una cosa che mi fece molto riflettere e che vorrei condividere con Lei  “la bici è un rivelatore di un gap identitario: noi ci vergogniamo della bicicletta perché è uno strumento antiquato dell’Italia povera. Mentre un olandese non ha questo problema perché  non è stato suddito fino a ieri. L’olandese è un cittadino da 400 anni.” Egregio Ministro, in Italia pare ci  siano 30 milioni di biciclette che aspettano di uscire dalle cantine per cambiare la mobilità  delle nostre città così come il progetto Vélib sta facendolo con Parigi. Un suo impegno in questo senso, sono sicuro, le garantirebbe l’inimicizia di qualche lobby potente, ma anche il plauso e l’impegno di molte persone pronte a darle una mano.

Con stima

Bibi’ Bellini

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